La terapia EMDR ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni.
Nei suoi vent’anni di storia, si è evoluto da semplice tecnica fino a diventare un approccio di psicoterapia integrata con un modello teorico che riconosce alla base della patologia i sistemi di elaborazione dell’informazione del cervello e i ricordi legati alle esperienze di vita traumatiche.
La terapia con EMDR si basa sull’assunto che i pensieri, le emozioni e i comportamenti negativi siano il risultato di memorie non elaborate. Il trattamento prevede delle procedure standardizzate che includono la focalizzazione simultanea su (a) associazioni spontanee di immagini, pensieri, emozioni e sensazioni corporee legate all’evento traumatico e (b) la stimolazione bilaterale che avviene comunemente attraverso la forma di rapidi movimenti oculari.
L’EMDR ha l’obiettivo di ridurre la sofferenza del soggetto e rafforzare le credenze adattive e funzionali relative all’evento traumatico.
L'orientamento sistemico-relazionale permette di leggere le difficoltà delle persone considerando l'importanza dei sistemi con cui l'individuo è in relazione (famiglia, lavoro, scuola, sport, ecc…). L’identità individuale si costruisce attraverso le relazioni significative che la persona instaura nel corso della sua vita. Quest'ottica consente di intervenire sulle difficoltà e sui disturbi della sfera emotiva e relazionale, con l'obiettivo di comprendere il significato del disagio e conoscere i contesti che lo creano e lo mantengono, per trovare con i sistemi di appartenenza nuove modalità relazionali, più funzionali, per scrivere una nuova narrazione della propria storia di vita.
Il sistema di relazioni e il contesto nel quale il soggetto è inserito diventano centrali nel lavoro psicologico.
«Non esiste una famiglia in cui non ci siano problemi: tutte si trovano a dover affrontare importanti sfide nel corso della vita.»
F. Walsh, 1988
L’EMDR e la Terapia Familiare Sistemica possono essere integrati mantenendo un quadro concettuale terapeutico coerente con entrambi i modelli di riferimento. L’obiettivo di integrare la terapia familiare con l’EMDR è quello di accelerare il cambiamento, creando un’onda d’urto reciproca tra le dinamiche e gli effetti specifici delle due forme di terapia. L’integrazione dei due metodi terapeutici stimola processi di cambiamento profondo sia nel singolo paziente che nella famiglia.
Conflitti importanti di natura emotiva e cognitiva, specifici di un individuo e della sua famiglia, devono essere trattati sia a livello familiare che individuale al fine di ottimizzare i risultati dell’aiuto terapeutico.
L’approccio combinato ha un effetto sinergico, con ciascuna delle componenti dei due trattamenti che intrecciandosi massimizzano gli effetti l’uno dell’altro.
«L’obiettivo primario è quello di affrontare l’intero quadro clinico per ottenere risultati il più possibile completi attraverso il trattamento.»
F. Shapiro, 2007
L’analisi transazionale vede il disagio psicologico come un blocco di crescita del potenziale psicofisico dell'essere umano e studia la “transazione”, ovvero lo scambio tra due individui che comunicano.
Per l'A.T. l'essere umano porta in se stesso non soltanto le cause e le modalità del proprio soffrire, ma anche il proprio potenziale psichico completo, utilizzabile per attuare quei cambiamenti che lo rendono autonomo, spontaneo, consapevole, e capace di intimità con gli altri.
«Ognuno di noi convive tutta la vita con un doppio desiderio: rispetto alla famiglia, di appartenere e di individuarsi; rispetto al proprio sé, di essere autonomi e maturi e di non essere soli.»
C. A. Whitaker, 1989
«[...] le difficoltà che una persona nel presente ha nella coppia, nella famiglia o con se stessa, possono essere viste fondamentalmente come sforzi riparativi di antichi paradigmi relazionali […]»
J. L. Framo, 1996
Il primo contesto relazionale di appartenenza e di riferimento nell’esperienza emotiva di una persona è la sua famiglia, dove le storie individuali sono fortemente intrecciate con quelle delle generazioni precedenti.
Per comprendere l’individuo non si può prescindere da un’osservazione storica e intergenerazionale delle sue relazioni familiari.
Le persone e le famiglie tendono a ripetere modalità comportamentali conosciute ed apprese dalle generazioni passate, cercando di mantenere un equilibrio nel loro funzionamento relazionale.
E' così, costantemente, la famiglia, nel corso del suo ciclo di vita, si evolve, riorganizzando i rapporti tra i suoi membri. Tali modalità relazionali possono funzionare durante una determinata fase del ciclo di vita, finché sono percepite familiari e strutturate. Viceversa, possono andare incontro ad una crisi, soprattutto nei momenti di passaggio da una fase all’altra, e portare a una rottura dell'equilibrio personale o familiare, fino a causare la comparsa di un sintomo, che non è solo un disagio o un problema individuale, ma una manifestazione di un disagio dell’intero sistema familiare.
Il sintomo segnala alla famiglia l’esistenza di una difficoltà e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere di devastazione, accentrando su di sé tutta l'ansia degli altri membri. Le difficoltà espresse attraverso il sintomo possono arrivare da molto lontano, poiché la famiglia d’origine e le precedenti generazioni influenzano le successive modalità relazionali, comportamentali, emozionali e razionali dei singoli individui che la compongono. Antichi nodi conflittuali intrapsichici e relazionali possono essere riproposti nelle relazioni attuali, proprio nel tentativo di trovare soluzioni ad aspetti problematici iniziali. Il sintomo diventa un indicatore relazionale per comprendere le dinamiche della famiglia su un piano multigenerazionale, un ponte per esplorare legami recisi, conflitti intergenerazionali, difficoltà genitoriali e contrasti di coppia.
Le difficoltà presentate nel momento in cui esse si esprimono vanno osservate tenendo conto della storia familiare e trigenerazionale e delle prospettive future che influenzano il contesto di riferimento. La metafora della casa a tre piani aiuta a comprendere come si dispiega il movimento osservativo dello psicologo: la coppia genitoriale abita il piano intermedio, i figli il piano inferiore e le famiglie d’origine quello superiore; l'esplorazione riguarderà i diversi piani, insieme alla distribuzione degli spazi, e il punto di vista osservativo si allargherà sempre di più, spostando l’attenzione da un piano all’altro. Comprendere come la famiglia sta articolando i suoi sforzi riparativi è necessario per raggiungere un nuovo equilibrio più funzionale per il sistema e per i suoi singoli componenti. Il lavoro dello psicologo consiste proprio nell'accompagnare la famiglia in tale processo di cambiamento evolutivo.